sabato 22 agosto 2009

My NYC

In giornate come queste mi verrebbe voglia di salire in macchina, direzione Malpensa, prendere il primo volo, destinazione New York, uscire dal Kennedy, salire sul primo taxi giallo e chiedere al tassista che tempo ha fatto ultimamente. Non starei via per tanto, giusto per un paio di giorni, il tempo di respirare un po' di tremendo smog mescolato ad energia e speranza pura. Lo smog di New York non fa poi così male! E' lì che mi ritrovo, anche solo con il pensiero ogni volta che devo ricaricare le pile, lì che vado a cercare riparo, a nascondermi per rinascere migliore. E' il posto che mi ha salvato la vita qualche tempo fa, e prima ancora, quasi cent'anni fa, fu proprio New York a permettere alla mia famiglia di continuare ad esistere e a condurre una vita dignitosa.

Central Park pullula di sportivi in shorts che mi guardano male se accendo una sigaretta sulla panchina che ho scelto. Mi sento così bene lontano da tutto il resto del mio mondo, vicina solo al mondo al quale devo dimostrare poco, che non mi chiede nulla se non sorrisi e un paio di chiacchiere di circostanza. Questo è un posto speciale. Lo so che lo dicono in tanti, da sempre, a partire da Liza Minnelli ad esempio, ma per me è diverso. Come credo lo sia per ognuno, per ogni singolo essere vivente privilegiato che ha la fortuna di mettere piede su quest’isola dalla forma strana, di nome Manhattan. Semplicemente, me ne sto seduta su una panchina verniciata di fresco e ringrazio il cielo di essere qui: mi sento al centro del mondo. Non è desiderio di onnipotenza o bisogno assoluto di sentirsi "cool", grande, avanti a tutti, desiderio di essere protagonista a ogni costo, no. La mia è curiosità, ricerca di energia, apertura nuova al mondo, alla vita, a quello che il mondo può dare e darmi. Se lo so prendere. La città dove tutto vive non stop 24 ore al giorno, senza sosta, la città degli estremi, dell’eccesso, della follia, del bianco o nero, la città meno conformista al mondo in cui tutto è possibile e l’istante dopo tutto il suo contrario, la città che non conosce vie di mezzo, la città più come me al mondo.
Il sole splende, il cielo è terso, vedo spuntare il Plaza in fondo al parco e soprattutto il poster gigante che ricopre una delle sue pareti: rosa, le gambe di una bambina capricciosa che dice: “ I’m a city child, I live at the Plaza” . Non male penso. Il sogno americano che ha fatto fare follie a molti per decenni, non ha ancora smesso di funzionare. Non riesco nemmeno ad immaginare, l’assegno con il quale il pubblicitario, creatore, è stato pagato per realizzare il poster che ora ricopre il Plaza in questo momento. Inneggia alla vendita di suite e appartamenti che hanno ospitato in più di 50 anni le persone più importanti del mondo. Eppure penso, nonostante l’operazione di edilizia commerciale grandiosa e paragonabile a poche, per prestigio e unicità, hanno utilizzato l’immagine che evoca semplicemente un libro o un film non ricordo che racconta di una bambina ricchissima che viveva in una stanza d’albergo.
Come se fosse bello per un bambino crescere in una non casa, con persone di passaggio perennemente intorno. Eppure deve essere stato il sogno di molti devo dedurre, ricchi di tutto tranne che di famiglie e vite normali. La follia ancora una volta che si fa largo e diventa abitudine e routine, addirittura casa.
Vivere al Plaza oggi diventa possibile, diventa una realtà anche se costosa, possedere una suite del Plaza. E non è certo la stessa cosa dire “vivo in Park Avenue” dove gli appartamenti costano già milioni di dollari e dove nessuno al di sotto di un reddito da capogiro può vivere, rispetto a “vivo al Plaza.” E’ moda, è esclusivo, inspiegabilmente e irragionevolmente costoso al di là di ogni logica immobiliare.

La follia e la superbia umana, la perdita di ogni controllo, di ogni realtà. Perché la follia stessa diventa normalità. L’immagine, i soldi…quanti…tanti. La New York che attira anche per questo dopotutto. La New York di facciata, ricca e perbene, la New York buona dove c’è da fare, dove gli affari nascono e crescono, dove un sogno diventa un’idea, e l’idea prestigio, e il prestigio… una suite di proprietà al Plaza.

La New York che fa girare il mondo.

Back soon, again.





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