L'altra mattina ho portato a lavare la macchina del mio capo. Mi sta simpatico e questa è l'unica vera ragione per la quale non mi è affatto pesato, nonostante non sia certo compito mio. In ogni azienda si aggira una enigmatica figura: il tuttofare che sbriga commissioni, ritira la posta, si occupa della cura e del decoro delle ammiraglie dirigenziali, cose così. Azienda che vai, fact totum che trovi. La cosa singolare è che sono tutti incredibilmente anche fac-simili: poco gentili, un po' arroganti, mai disponibili, più impegnati dell' amministratore delegato. A pensarci bene la cosa non fa una grinza visto che la loro stessa denominazione rimanda al fatto che "fanno tutto"! Peccato solo che non li si veda mai trafelati, hanno il passo di un bradipo, lo sguardo sempre un po' annoiato, si fermano ore a parlare di calciomercato col primo che passa, a una qualsiasi richiesta mattutina ti rispondono "no, ora no, vado in pausa pranzo" e quando guardo l'orologio mi accorgo con sgomento che segna le 11.45". Ma riuscire ad avanzare una qualsiasi richiesta è già un successo perchè uno può pensare che tempo 48-72 ore potrà essere portata a compimento. In realtà trovarli è l'impresa più impossibile, si smaterializzano continuamente! Come si fa a diventare fact totum? Si fa un corso dal mago Silvan per imparare a sparire? Si deve avere una vita precedente come camaleonte? Di sicuro avere problemi all'udito deve per forza essere un punto a favore durante il colloquio perchè il telefono non lo sentono mai.
Ma soprattutto perchè non ho mai preso in consideraizone una carriera come fact totum? Devo pensarci.
Morale, dopo queste piccole riflessioni, mi sono messa alla guida di una super auto con cambio automatico - la cosa mi rende molto fiera considerata la mia scarsa affinità con le ruote- ho percorso 500 metri fino all'autolavaggio e tornando verso l'ufficio mi sono regalata una bella passeggiata in piena mattina, al sole caldo di Settembre, amabilmente accompagnato da un'arietta frizzantina che il solo sentirla correre sulla faccia ha avuto l'effetto di una maschera decongestionante.
Questione di punti di vista, avere una buona scorta di autoironia non risolve ma... Aiuta!
mercoledì 9 settembre 2009
martedì 8 settembre 2009
Il Capitalism di Moore
Ho deciso che andrò al cinema a vedere il nuovo film di Michael Moore di cui tanto si sente parlare. Non ho una grande preparazione a riguardo e questo mi impedisce di essere particolarmente acuta o critica a ragion veduta, ma penso ci siano tante persone che come me, non ne sanno tanto, ma che comunque ascoltano, pensano, guardano tg e non solo il Dr House, leggono, non solo Vanity ma anche qualche quotidiano, ahimè per lo più on line per quanto mi riguarda - e questo è un vero peccato perchè mi privo del buon odore di giornale che la carta stampata offre in regalo-.
Continuo a sostenere che la curiosità sia l'unico antirughe che funziona veramente e quindi... Sì, sono curiosa di vederlo questo "Capitalism: A love story", ce l'hanno fatta con me. E con tantissimi altri, sono sicura. Ne stanno scrivendo tanto, chi in bene, chi in male e come al solito va tutto bene, purchè se ne parli.
Michael Moore: ho visto uno solo dei suoi film e letto un po' sul suo conto in questi anni. Lo trovo un personaggio davvero singolare e un po' inquietante. Sicuramente astuto, bravo nei suoi documentari perchè sferza pugni allo stomaco ben assestati, perchè sconvolge, fa parlare e anche riflettere ma l'ho sempre ritenuto profondamente folle e un po' superbo. Trovo che la sua stessa figura sia una contraddizione molto forte perchè mi sembra che lui e tutto quello che si è abilmente costruito intorno, sia pericoloso tanto quanto ciò che denuncia con tanto fervore; di conseguenza, con amaro distacco, mi è sempre risultato credibile quanto la potevo essere io, alla Fattoria di Vigheffio con una Prada al braccio. Però intanto so già che quando vedrò questo film, insinuerà in me un dubbio, profondo e tremendo. Con scetticismo e razionalità vorrò a tutti i costi trovare anche in lui e in quello che fa, la falla e l'inganno, perchè in fondo in fondo ho il terrore lui abbia ragione, ho una feroce paura che quello che dice sia più vero di quanto io voglia credere, più reale di quanto io sia pronta ad accettare... E Michael avrà raggiunto il suo scopo. Mi sa che tra i Moore che conosco continuerò a preferire di gran lunga Demi.
Continuo a sostenere che la curiosità sia l'unico antirughe che funziona veramente e quindi... Sì, sono curiosa di vederlo questo "Capitalism: A love story", ce l'hanno fatta con me. E con tantissimi altri, sono sicura. Ne stanno scrivendo tanto, chi in bene, chi in male e come al solito va tutto bene, purchè se ne parli.
Michael Moore: ho visto uno solo dei suoi film e letto un po' sul suo conto in questi anni. Lo trovo un personaggio davvero singolare e un po' inquietante. Sicuramente astuto, bravo nei suoi documentari perchè sferza pugni allo stomaco ben assestati, perchè sconvolge, fa parlare e anche riflettere ma l'ho sempre ritenuto profondamente folle e un po' superbo. Trovo che la sua stessa figura sia una contraddizione molto forte perchè mi sembra che lui e tutto quello che si è abilmente costruito intorno, sia pericoloso tanto quanto ciò che denuncia con tanto fervore; di conseguenza, con amaro distacco, mi è sempre risultato credibile quanto la potevo essere io, alla Fattoria di Vigheffio con una Prada al braccio. Però intanto so già che quando vedrò questo film, insinuerà in me un dubbio, profondo e tremendo. Con scetticismo e razionalità vorrò a tutti i costi trovare anche in lui e in quello che fa, la falla e l'inganno, perchè in fondo in fondo ho il terrore lui abbia ragione, ho una feroce paura che quello che dice sia più vero di quanto io voglia credere, più reale di quanto io sia pronta ad accettare... E Michael avrà raggiunto il suo scopo. Mi sa che tra i Moore che conosco continuerò a preferire di gran lunga Demi.
venerdì 4 settembre 2009
Mr Abercrombie
Fibrillazione e confusione gravitano intorno all'apertura di un nuovo negozio di Abercrombie & Fitch a Milano, il primo in Italia. Da oltre un anno girano notizie contradditorie, indiscrezioni su cartelli inneggianti i lavori in corso che spariscono, poi misteriosamente ricompaiono, addirittura, viene monitorata la presenza di muratori e falegnami per vedere se si procede con i lavori e a che velocità, per ipotizzare una data di inaugurazione.
Ebbene non sono un'esperta del settore, vivo a Parma e magari nella follia della città più trendy d'Italia sarà normale così, ma ho come l'impressione che nell'apertura di questo nuovo monomarca a Milano, italiana regina, dominatrice assoluta e un po' crudele della moda, ci sia qualcosa di umanamente interessante.
Come tanti, sono anche io attirata dal successo, incuriosita da chi ha il genio di avere l'idea giusta, la fortuna e l'occasione di realizzarla, l'intelligenza di gestirla e accrescerne la portata. Se poi ci aggiungiamo che questo brand è in arrivo direttamente dalla "mia" New York, mi sento anche un pizzico orgogliosa e fiera ed è come una piccola rivincita verso tutti gli italiani che con aria un po' snob, dicono male delle "americanate".
Non ricordo nemmeno la mia prima volta da A&F sulla Fifth, perchè è passato davvero tanto tempo, ma ogni volta è tappa fissa al pari di Central Park. Sono già di mio abbastanza incline allo shopping ma nessun altro negozio in cui entro mi trasmette così tante piacevoli e intense emozioni: dopo pochi minuti, la frenesia, la musica, altissima ma di ottima scelta, il profumo forte, pregnante e gradevolissimo, mi ipnotizzano e come posseduta da una misteriosa forza, mi verrebbe da comprare tutto, dico sul serio, tutto!
Poi generalmente, dopo un po', dopo essermi commossa di fronte a tante belle cose, innamorata ogni cinque minuti di un commesso diverso, esco, non con tutto ma con tanto. Inizio a complimentarmi in silenzio con chi ha avuto l'idea di creare questo posto strepitoso e a chiedermi se per caso la colpa non sia tutta di qualche misterioso feromone che un illustre chimico, ingaggiato da Mr Abercrombie, ha scoperto e messo nella formula del profumo. Anzi, la mia tesi più accreditata è che la pozione misteriosa con cui vengono creati i profumi, metta in moto l'ufficio acquisti del cervello umano alla visione del bello, e casualmente, per fare il commesso/a da A&F devi avere un curriculum vitae da modello/a, o poco ci manca.
Non so di preciso cosa succede ma so che non succede solo a me perchè si è creato dalle mie parti, una sorta di fanatismo nei confronti di tutto ciò che porta queste magiche letterine.
Analizzando i fatti: ragazzi tra i 20 e 30 anni, belli più della media, ballano, ridono, spruzzano e hanno l'aria di chi si diverte un sacco; musica a palla; design curato. Insomma, non si sono inventati niente, che il bello vende non è una novità, che la musica alta in un luogo piacevole carica i giovani a mille, nemmeno. Epppure... i dettagli, il normale che diventa "cool", il buonsenso che diventa tendenza: lì sta il vero genio secondo me. Finalmente ritroviamo il bello abbinato al buono, il trendy unito al semplice, l'elegante legato all'immagine della persona e non al vestito che indossa, il messaggio "be comfy and take care". In breve, il ritorno del buon gusto e della misura che abbandona l'aria austera e noiosa per strizzare l'occhio alla seduzione di tanto in tanto, senza volgarità. Questo perchè siamo giovani e umani, grazie al Cielo, abbiamo occhi per guardare il mondo e cuore per provare belle emozioni, vogliamo vivere, amare, sentirci bene e che bello che è così! Il legno scuro, pavimenti e scale un po' rovinati, appositamente vintage, dall'adorabile scricchiolìo, ci dicono che non tutto il vecchio è da gettare, anzi ricordiamoci da dove veniamo, ringraziamo e guardiamo avanti!
Non resta che sperare che anche a Milano arrivi la newyorkese speranza che questo brand trasmette, il messaggio pulito e ottimista, libero da inutili eccessi e speriamo anche che non siano un paio di bei ragazzi a torso nudo a scandalizzarci e a distoglierci da ciò che qui di buono c'è... Nel frattempo, Chapeau Mr Abercrombie!
Ebbene non sono un'esperta del settore, vivo a Parma e magari nella follia della città più trendy d'Italia sarà normale così, ma ho come l'impressione che nell'apertura di questo nuovo monomarca a Milano, italiana regina, dominatrice assoluta e un po' crudele della moda, ci sia qualcosa di umanamente interessante.
Come tanti, sono anche io attirata dal successo, incuriosita da chi ha il genio di avere l'idea giusta, la fortuna e l'occasione di realizzarla, l'intelligenza di gestirla e accrescerne la portata. Se poi ci aggiungiamo che questo brand è in arrivo direttamente dalla "mia" New York, mi sento anche un pizzico orgogliosa e fiera ed è come una piccola rivincita verso tutti gli italiani che con aria un po' snob, dicono male delle "americanate".
Non ricordo nemmeno la mia prima volta da A&F sulla Fifth, perchè è passato davvero tanto tempo, ma ogni volta è tappa fissa al pari di Central Park. Sono già di mio abbastanza incline allo shopping ma nessun altro negozio in cui entro mi trasmette così tante piacevoli e intense emozioni: dopo pochi minuti, la frenesia, la musica, altissima ma di ottima scelta, il profumo forte, pregnante e gradevolissimo, mi ipnotizzano e come posseduta da una misteriosa forza, mi verrebbe da comprare tutto, dico sul serio, tutto!
Poi generalmente, dopo un po', dopo essermi commossa di fronte a tante belle cose, innamorata ogni cinque minuti di un commesso diverso, esco, non con tutto ma con tanto. Inizio a complimentarmi in silenzio con chi ha avuto l'idea di creare questo posto strepitoso e a chiedermi se per caso la colpa non sia tutta di qualche misterioso feromone che un illustre chimico, ingaggiato da Mr Abercrombie, ha scoperto e messo nella formula del profumo. Anzi, la mia tesi più accreditata è che la pozione misteriosa con cui vengono creati i profumi, metta in moto l'ufficio acquisti del cervello umano alla visione del bello, e casualmente, per fare il commesso/a da A&F devi avere un curriculum vitae da modello/a, o poco ci manca.
Non so di preciso cosa succede ma so che non succede solo a me perchè si è creato dalle mie parti, una sorta di fanatismo nei confronti di tutto ciò che porta queste magiche letterine.
Analizzando i fatti: ragazzi tra i 20 e 30 anni, belli più della media, ballano, ridono, spruzzano e hanno l'aria di chi si diverte un sacco; musica a palla; design curato. Insomma, non si sono inventati niente, che il bello vende non è una novità, che la musica alta in un luogo piacevole carica i giovani a mille, nemmeno. Epppure... i dettagli, il normale che diventa "cool", il buonsenso che diventa tendenza: lì sta il vero genio secondo me. Finalmente ritroviamo il bello abbinato al buono, il trendy unito al semplice, l'elegante legato all'immagine della persona e non al vestito che indossa, il messaggio "be comfy and take care". In breve, il ritorno del buon gusto e della misura che abbandona l'aria austera e noiosa per strizzare l'occhio alla seduzione di tanto in tanto, senza volgarità. Questo perchè siamo giovani e umani, grazie al Cielo, abbiamo occhi per guardare il mondo e cuore per provare belle emozioni, vogliamo vivere, amare, sentirci bene e che bello che è così! Il legno scuro, pavimenti e scale un po' rovinati, appositamente vintage, dall'adorabile scricchiolìo, ci dicono che non tutto il vecchio è da gettare, anzi ricordiamoci da dove veniamo, ringraziamo e guardiamo avanti!
Non resta che sperare che anche a Milano arrivi la newyorkese speranza che questo brand trasmette, il messaggio pulito e ottimista, libero da inutili eccessi e speriamo anche che non siano un paio di bei ragazzi a torso nudo a scandalizzarci e a distoglierci da ciò che qui di buono c'è... Nel frattempo, Chapeau Mr Abercrombie!
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