giovedì 29 ottobre 2009

Cerchietto per capelli

Biancaneve, Alice nel paese delle meraviglie e tante altre loro amiche, protagoniste di cartoni animati giapponesi poi occidentalizzati, ne facevano grande uso.
Noi stesse, in quanto frequentanti delle scuole elementari e medie, ne avevamo i cassetti pieni, nelle nostre adorabili camerette rosa. I miei preferiti erano quelli di Camomilla, dalle fantasie delicate e floreali. Mi accorgo solo adesso che già all'epoca ero sensibile al fascino dei brand. Davvero incredibile, anzi forse tutto partì proprio da lì, dai cerchietti di Camomilla che collezionavo! Mi viene da rabbrividire di fronte alla rassegnata superficialità delle mie scelte. Pazienza, ormai è andata così e non mi resta che divertirmi con le mie futili fissazioni di breve durata.
A fare la differenza c'è solo che oggi rifletto. Cedo alle tentazioni affascinata come prima, come da bambina, ma poi penso al perchè delle mie nuove manie e di fronte alla superficiale banalità che a volte le giustifica, decido che mi sta bene così. Altre volte invece mi compiaccio e mi sopporto, altre volte ancora mi diverto.
Qualche giorno fa ero in profumeria per comprare un regalo per un'amica e... BAM. Mi sono imbattuta in uno scaffale pieno di cerchietti per capelli. Ne ho dovuti comprare 2. Uno un po' più largo e uno sottilissimo che manco si vede e si confonde tra i capelli. Ma... perchè?
Cerchietto per capelli: accessorio che ci fa sentire bambine o visto che bambine non siamo più, un po' ingenue. Fa da contorno ad uno stile bon ton - brava ragazza, fa a pugni con felpe e jeans. I potenti della moda lo hanno rilanciato da qualche anno a dire il vero, ma a volte ho un metabilismo lento e ci metto un po' a recepire.
Il mistero si fa fitto: perchè una non più bambina, non più adolescente, si presta a comprare non uno, ma ben due cerchietti per capelli?
Cosa nasconde la voglia di avere accessori utili allo stile "ragazza della porta accanto"?
Nasconde il complesso riassunto dell'universo femminile in evoluzione, la soddisfazione per essere diventate ciò che siamo, la capacità di non prendersi mai troppo sul serio, ricordando che un po' bambine, le restiamo per sempre. Nasconde la voglia di mostrarci come brave ragazze educate e a posto, ben pettinate, dai capelli lisci o leggermente mossi e dalle mani curate. Ragazze con testa sulle spalle e cerchietto sulla testa. Giovani donne normali e consapevoli, dall'inconscio sfrenato. Perfette dottoresse Jeckyll con Mrs Hide nascosta dietro ad un cerchietto. Ebbene sì, il cerchietto da adulte non è altro che paradossale espressione di trasgressione e sfida. Indossiamo un normale cerchietto, ma lo abbiniamo anche solo con la mente, al rossetto rosso lacca! Sorridiamo furbette nel confondere e nel lasciare scie di misterioso profumo francese, dolcemente avvelenato quanto superbo. Soprattutto... ci divertiamo da morire!
Credo strizzerò l'occhio virtualmente a tutte le trentenni con cerchietto che incontrerò per strada!


domenica 25 ottobre 2009

Il blu e il nero

Sono turbata, non certo per fede calcistica perchè la cosa mi lascia completamente indifferente.
Il luogo comune è che blu e nero non fanno un buon matrimonio: io stessa tendo a non indossarli mai insieme, uniformandomi alla condotta generalmente consigliata. Ho sempre reagito storcendo il naso all'idea ma non so se ho sempre evitato l'accostamento per seguire l'educazione ricevuta, o per mio autonomo pensiero. Difficile scindere.
Non è che quando ci vestiamo siamo perennemente paladine di un pensiero incondizionato, abbiniamo per gusto, comodità, occasioni, sentimento e anche seguendo ciò che ci è stato insegnato da bambine. La moda, la pubblicità, le stesse vetrine che non ci rendiamo nemmeno conto di guardare, ci condizionano inevitabilmente e tutto quello che compriamo, abbiniamo, indossiamo, non è che la conseguenza dell'elaborazione di milioni di immagini incamerate a nostra insaputa. Tesi di tanti, non dico proprio nulla di nuovo. Quando però si tratta di blu e nero... tabù. Mi rendo conto di conoscere davvero poche persone che indossano questi due colori insieme con disinvoltura. Lo fanno solo le persone che hanno conflitti cromatici irrisolti in generale e quindi non fanno testo.
La realtà è che ora che ci penso bene... se decido di scrollarmi di dosso il cerchio di Itten, cosa che potrebbe essere divertente una volta tanto, se penso sia ora di ragionare con i miei occhi e non con quelli di mia madre, se provo anche a liberarmi della paura di sembrare un prete... non c'è alcuna ragione perchè blu e nero non stiano bene insieme! Esistono un milione di tonalità di blu e una sola di nero. E' già un prezioso aiuto. Mi confonde il fatto esista il colore blu notte quando se guardo il cielo anche nella notte più stellata lo trovo inequivocabilmente nero. Pazienza, accetto questo mistero cromatico e provo ad andare oltre: le regole annoiano, voglio superare questo limite, "No al blu con il nero" mi suona come un veto. Voglio iniziare a valutare caso per caso, senza inibizioni, senza forzature, senza pregiudizi scontati.
Blu: colore da brava ragazza, morbido, rassicurante, raffinato.
Nero: colore sexy per eccellenza, forte, misterioso, affascinante.
Se è vero che gli opposti si attraggono non vedo come ci si possa alzare per dire come Qualcuno scrisse: "Questo matrimonio non s'ha da fare". Di certo erano innamorati.
Forse non siamo ancora pronti a vedere e ad accettare questa unione, forse non sarà mai un buon matrimonio e forse non arriverà nemmeno ad essere un fidanzamento però... Per quanto mi riguarda proverò a lasciare che il nero offra un caffè al blu, come prima uscita mi sembra cauta a sufficienza, si conosceranno meglio e poi... Se sono rose (blu) fioriranno.

sabato 17 ottobre 2009

Donne UGG sotto zero

E' arrivato il freddo.
Lati positivi:
- UGG e stivali di altra svariata natura;
- Sciarpone e mantelline di lana;
- Cappottini deliziosamente retrò;
- Cappellini di feltro, cuffie griffate e non;
- Calze coprenti e possibilità conseguente di gonne più corte;
- Guanti scamosciati di colori shocking;
- Serate DVD in casa, coccole e pannetto sul divano;
- Cioccolata a gogo perchè con il freddo, bruciamo automaticamente più calorie;
- Niente più sensi di colpa per non essere andate a correre con la bella giornata che c'era;
- Meno aperitivi all'aperto e più cinema.
Lati negativi:
- Freddo anche con lana addosso;
- Piedi gelati nonostante le calde alternative che la moda offre;
- Lacrimazione spietata e conseguente disastro del trucco appena posizionato;
- Naso arrossato e screpolato;
- Mani da tenere costantemente idratate e protette;
- Accensione dei riscaldamenti e bollette da capogiro in arrivo;
- Meno aperitivi all'aperto e più cinema.
Vincono i lati positivi. L'inverno offre allo stile tante possibilità in più: il popolo femminile infreddolito, non appena la temperatura scende, ha sicuramente più cose da mettersi addosso, anche in ordine sparso, quindi è automaticamente più contento. Siamo tremendamente ingorde, inutile negare l'evidenza!
A portarci il buon umore in inverno però sono soprattutto le alte e affascinanti calzature che catturano la nostra attenzione in tutte le vetrine e che millantano di farci sembrare tutte valchirie dalla lunga e irresistibile falcata.
Da ormai qualche anno però spopolano gli UGG sbarcati dalla lontana Australia. Caldi, comodi, morbidi, a vederli sono tutto tranne che sexy. Eppure... ci siamo riuscite! Abbinati al vestitino corto il giusto, alla calza coprente, al jeans stretto, li indossiamo sentendoci persino attraenti. Era una bella sfida che abbiamo colto e vinto. Poco importa se gli uomini continuano a preferire lo stiletto, rispondiamo loro che sono antichi, ci infiliamo comodamente i nostri UGG e forti della sicurezza che ci donano, siamo sexy lo stesso. Perchè ci piacciono tanto? Forse mi ripeto, è un po' come per i jeans. Ci fanno sentire sportive, comode, a nostro agio e trendy. Sono grossi, ci fanno un piedone paffuto e automaticamente le gambe, anche quelle più tornite, appaiono snelle per il contrasto. Se poi abbiamo tanto coraggio da indossarli a gamba nuda, dopo una lampada, sfidando la temperatura ostile, l'effetto è assicurato, così come il raffreddore!
Certo è che dobbiamo riconoscere che siamo state brave a trasformarli addirittura in un accessorio sexy ma dopotutto... Viviamo in un paese a forma di stivale, siamo tenute per nazionalismo ad esplorare la materia ed a scoprirne le potenzialità più nascoste!






venerdì 2 ottobre 2009

Agli uomini non piacciono le borse

Siamo pazze di loro. Facciamo follie, o veri e propri investimenti, dipende dai punti di vista.
Visitiamo ciclicamente siti e aste on line, alcune di noi sono più attive di altre e lasciano commenti e descrizioni su forum femminili.. E' un dato di fatto noi donne guardiamo, desideriamo e amiamo le borse.
Borse a mano, a spalla, shopper, pochette, Louis Vuitton, Gucci, Prada, Miu Miu, Balenciaga, la scelta è vasta.
C'è chi si affeziona ad un brand e giurando fedeltà, continua a comprare modelli diversi con impresso lo stesso logo, chi invece colleziona esemplari di maison differenti. In comune ci sono sempre le cifre folli e poco cambia. Mille le giustificazioni che uccidono all'istante ogni senso di colpa. La più frequente è senz'altro che una borsa di lusso è per sempre e non passa mai di moda. L'ammortamento della spesa, a conti fatti, può durare decenni e non solo una stagione, come per le borse modaiole senza nome, e quindi alla fine ci si convince che è addirittura un risparmio.
Mi sento ovviamente parte del fenomeno. Non sono una spettatrice esterna ma anche io, attrice sul palco. Più volte mi sono chiesta perchè le borse sono il mio accessorio preferito e perchè è proprio l'unico dettaglio per il quale mi sento di spendere molto più di quanto dovrei. Mistero? Un po' sì. Soprattutto alla luce del fatto che mi ritengo persona abbastanza equilibrata in fatto di spese e moda. Non credo di aver ancora trovato la ragione vera di questa passione ma come ogni amore che si rispetti ha una parte totalmente irrazionale che va presa e vissuta. E' una passione che chiede vita e non può essere esaminata al microspoio, perderebbe subito fascino come tutti i misteri che vengono svelati.
Di curioso c'è però che per il sesso forte la nostra passione per le borse è assurda, incomprensibile e priva del minimo interesse. Gli uomini non capiscono, non spenderebbero mai tanto per un accessorio, non vedono cosa c'è di diverso dalle altre e si limitano a chiedere: "E' pelle vera?" Peggio quando esprimiamo il nostro desiderio di voler comprare un'altra borsa dicono: "Ma non l'avevi già di quella marca?" Come se fossero tutte uguali!!
Prima regola: non parlare mai di borse ad un uomo. Non solo non dà soddisfazione ma sono in grado di smontare i nostri sogni e per questo farci innervosire all'istante.
Non possiamo non riflettere sul fatto che la cosa è anomala... Noi vogliamo sempre essere belle, magre, morbide, perfette per piacere sì a noi stesse, ma soprattutto a loro -ammettiamolo- amiamo essere guardate, ammirate, apprezzate, chi dice il contrario, mente. Però in fatto di borse, pur sapendo che ai loro occhi sono inesistenti, spendiamo capitali infischiandocene del loro parere!
Sarà per questo che ai maschietti viene l'orticaria quando si parla di borsette?
La luxury bag è l'icona femminista del nuovo millenio. Nel '68 le donne sventolavano reggiseni in fiamme, oggi circolano con borse da capogiro. L'evoluzione della specie: oggi siamo molto più eleganti!

mercoledì 9 settembre 2009

Il Fact Totum aziendale

L'altra mattina ho portato a lavare la macchina del mio capo. Mi sta simpatico e questa è l'unica vera ragione per la quale non mi è affatto pesato, nonostante non sia certo compito mio. In ogni azienda si aggira una enigmatica figura: il tuttofare che sbriga commissioni, ritira la posta, si occupa della cura e del decoro delle ammiraglie dirigenziali, cose così. Azienda che vai, fact totum che trovi. La cosa singolare è che sono tutti incredibilmente anche fac-simili: poco gentili, un po' arroganti, mai disponibili, più impegnati dell' amministratore delegato. A pensarci bene la cosa non fa una grinza visto che la loro stessa denominazione rimanda al fatto che "fanno tutto"! Peccato solo che non li si veda mai trafelati, hanno il passo di un bradipo, lo sguardo sempre un po' annoiato, si fermano ore a parlare di calciomercato col primo che passa, a una qualsiasi richiesta mattutina ti rispondono "no, ora no, vado in pausa pranzo" e quando guardo l'orologio mi accorgo con sgomento che segna le 11.45". Ma riuscire ad avanzare una qualsiasi richiesta è già un successo perchè uno può pensare che tempo 48-72 ore potrà essere portata a compimento. In realtà trovarli è l'impresa più impossibile, si smaterializzano continuamente! Come si fa a diventare fact totum? Si fa un corso dal mago Silvan per imparare a sparire? Si deve avere una vita precedente come camaleonte? Di sicuro avere problemi all'udito deve per forza essere un punto a favore durante il colloquio perchè il telefono non lo sentono mai.
Ma soprattutto perchè non ho mai preso in consideraizone una carriera come fact totum? Devo pensarci.
Morale, dopo queste piccole riflessioni, mi sono messa alla guida di una super auto con cambio automatico - la cosa mi rende molto fiera considerata la mia scarsa affinità con le ruote- ho percorso 500 metri fino all'autolavaggio e tornando verso l'ufficio mi sono regalata una bella passeggiata in piena mattina, al sole caldo di Settembre, amabilmente accompagnato da un'arietta frizzantina che il solo sentirla correre sulla faccia ha avuto l'effetto di una maschera decongestionante.
Questione di punti di vista, avere una buona scorta di autoironia non risolve ma... Aiuta!

martedì 8 settembre 2009

Il Capitalism di Moore

Ho deciso che andrò al cinema a vedere il nuovo film di Michael Moore di cui tanto si sente parlare. Non ho una grande preparazione a riguardo e questo mi impedisce di essere particolarmente acuta o critica a ragion veduta, ma penso ci siano tante persone che come me, non ne sanno tanto, ma che comunque ascoltano, pensano, guardano tg e non solo il Dr House, leggono, non solo Vanity ma anche qualche quotidiano, ahimè per lo più on line per quanto mi riguarda - e questo è un vero peccato perchè mi privo del buon odore di giornale che la carta stampata offre in regalo-.
Continuo a sostenere che la curiosità sia l'unico antirughe che funziona veramente e quindi... Sì, sono curiosa di vederlo questo "Capitalism: A love story", ce l'hanno fatta con me. E con tantissimi altri, sono sicura. Ne stanno scrivendo tanto, chi in bene, chi in male e come al solito va tutto bene, purchè se ne parli.
Michael Moore: ho visto uno solo dei suoi film e letto un po' sul suo conto in questi anni. Lo trovo un personaggio davvero singolare e un po' inquietante. Sicuramente astuto, bravo nei suoi documentari perchè sferza pugni allo stomaco ben assestati, perchè sconvolge, fa parlare e anche riflettere ma l'ho sempre ritenuto profondamente folle e un po' superbo. Trovo che la sua stessa figura sia una contraddizione molto forte perchè mi sembra che lui e tutto quello che si è abilmente costruito intorno, sia pericoloso tanto quanto ciò che denuncia con tanto fervore; di conseguenza, con amaro distacco, mi è sempre risultato credibile quanto la potevo essere io, alla Fattoria di Vigheffio con una Prada al braccio. Però intanto so già che quando vedrò questo film, insinuerà in me un dubbio, profondo e tremendo. Con scetticismo e razionalità vorrò a tutti i costi trovare anche in lui e in quello che fa, la falla e l'inganno, perchè in fondo in fondo ho il terrore lui abbia ragione, ho una feroce paura che quello che dice sia più vero di quanto io voglia credere, più reale di quanto io sia pronta ad accettare... E Michael avrà raggiunto il suo scopo. Mi sa che tra i Moore che conosco continuerò a preferire di gran lunga Demi.

venerdì 4 settembre 2009

Mr Abercrombie

Fibrillazione e confusione gravitano intorno all'apertura di un nuovo negozio di Abercrombie & Fitch a Milano, il primo in Italia. Da oltre un anno girano notizie contradditorie, indiscrezioni su cartelli inneggianti i lavori in corso che spariscono, poi misteriosamente ricompaiono, addirittura, viene monitorata la presenza di muratori e falegnami per vedere se si procede con i lavori e a che velocità, per ipotizzare una data di inaugurazione.
Ebbene non sono un'esperta del settore, vivo a Parma e magari nella follia della città più trendy d'Italia sarà normale così, ma ho come l'impressione che nell'apertura di questo nuovo monomarca a Milano, italiana regina, dominatrice assoluta e un po' crudele della moda, ci sia qualcosa di umanamente interessante.
Come tanti, sono anche io attirata dal successo, incuriosita da chi ha il genio di avere l'idea giusta, la fortuna e l'occasione di realizzarla, l'intelligenza di gestirla e accrescerne la portata. Se poi ci aggiungiamo che questo brand è in arrivo direttamente dalla "mia" New York, mi sento anche un pizzico orgogliosa e fiera ed è come una piccola rivincita verso tutti gli italiani che con aria un po' snob, dicono male delle "americanate".
Non ricordo nemmeno la mia prima volta da A&F sulla Fifth, perchè è passato davvero tanto tempo, ma ogni volta è tappa fissa al pari di Central Park. Sono già di mio abbastanza incline allo shopping ma nessun altro negozio in cui entro mi trasmette così tante piacevoli e intense emozioni: dopo pochi minuti, la frenesia, la musica, altissima ma di ottima scelta, il profumo forte, pregnante e gradevolissimo, mi ipnotizzano e come posseduta da una misteriosa forza, mi verrebbe da comprare tutto, dico sul serio, tutto!
Poi generalmente, dopo un po', dopo essermi commossa di fronte a tante belle cose, innamorata ogni cinque minuti di un commesso diverso, esco, non con tutto ma con tanto. Inizio a complimentarmi in silenzio con chi ha avuto l'idea di creare questo posto strepitoso e a chiedermi se per caso la colpa non sia tutta di qualche misterioso feromone che un illustre chimico, ingaggiato da Mr Abercrombie, ha scoperto e messo nella formula del profumo. Anzi, la mia tesi più accreditata è che la pozione misteriosa con cui vengono creati i profumi, metta in moto l'ufficio acquisti del cervello umano alla visione del bello, e casualmente, per fare il commesso/a da A&F devi avere un curriculum vitae da modello/a, o poco ci manca.
Non so di preciso cosa succede ma so che non succede solo a me perchè si è creato dalle mie parti, una sorta di fanatismo nei confronti di tutto ciò che porta queste magiche letterine.
Analizzando i fatti: ragazzi tra i 20 e 30 anni, belli più della media, ballano, ridono, spruzzano e hanno l'aria di chi si diverte un sacco; musica a palla; design curato. Insomma, non si sono inventati niente, che il bello vende non è una novità, che la musica alta in un luogo piacevole carica i giovani a mille, nemmeno. Epppure... i dettagli, il normale che diventa "cool", il buonsenso che diventa tendenza: lì sta il vero genio secondo me. Finalmente ritroviamo il bello abbinato al buono, il trendy unito al semplice, l'elegante legato all'immagine della persona e non al vestito che indossa, il messaggio "be comfy and take care". In breve, il ritorno del buon gusto e della misura che abbandona l'aria austera e noiosa per strizzare l'occhio alla seduzione di tanto in tanto, senza volgarità. Questo perchè siamo giovani e umani, grazie al Cielo, abbiamo occhi per guardare il mondo e cuore per provare belle emozioni, vogliamo vivere, amare, sentirci bene e che bello che è così! Il legno scuro, pavimenti e scale un po' rovinati, appositamente vintage, dall'adorabile scricchiolìo, ci dicono che non tutto il vecchio è da gettare, anzi ricordiamoci da dove veniamo, ringraziamo e guardiamo avanti!
Non resta che sperare che anche a Milano arrivi la newyorkese speranza che questo brand trasmette, il messaggio pulito e ottimista, libero da inutili eccessi e speriamo anche che non siano un paio di bei ragazzi a torso nudo a scandalizzarci e a distoglierci da ciò che qui di buono c'è... Nel frattempo, Chapeau Mr Abercrombie!

sabato 29 agosto 2009

Jeans

Forte, resistente per fisica natura, temerario per consistenza, morbido e rassicurante all'occorrenza, immortale d'animo. Non è la descrizione dell'uomo perfetto, è ciò che penso del mio capo preferito.

Difficilmente una donna partirebbe senza il jeans preferito in valigia, e non sono solo le star o presunte tali, intervistate da Vanity Fair a dirlo, lo pensiamo tutte e ci crediamo fermamente.

Il punto è che quando lo indossiamo, ci sentiamo bene! Irresistibili e naturali, sexy e sportive, siamo contemporaneamente le mille donne che vorremmo essere e questo ci fa sentire meravigliosamente!

Ora, io non posso vantarmi di avere l'assoluta certezza di non dire un mucchio di stupidaggini e nemmeno la certezza che il mio pensiero sia totalmente immune e incondizionato da tv-giornali-moda al femminile...perchè ovviamente non è così, ma io li adoro. E' il capo di abbigliamento più intramontabile della storia, non riesco a liberarmene, traslochi, cambi di guardaroba, cambi di taglia, stretti, larghi, vita alta o bassa, non fa niente, li tengo tutti, disfarmene sarebbe come gettare il mio primo diario segreto!

Iniziai ad amarli da ragazzina, la mia prima vera denim-love story fu senza dubbio con Levi's, strettissimi, a vita bassa (o almeno questo quello che si credeva all'epoca) ma un po' più larghi in fondo, portati con i Dr. Martens erano fantastici! Il fidanzamento è durato molti anni, fino a quando non ho iniziato a dubitare del brand, a trovarlo superato e poco attuale e cioè fino a quando l'attività di marketing Levi's è stata letteralmente mangiata da altri più bravi in sostanza. Anni di sbandamento, di amore folle e non corrisposto per Diesel, di improbabili Take-Two, di Pinko per consolazione, insomma, storielle da poco.

Poi, proprio come nella vita, dopo un po' di uscite inutili con persone sbagliate, arriva quella giusta: incontrai Meltin' Pot e fu subito amore. Costosi il giusto, lavaggi classici, mai eccessivi nello stile, comodissimi, ampia scelta di tagli, tinte, modelli e tessuti. Essenziali e insostituibili, con scarpe da ginnastica, stivali, ballerine o tacco alto, Ugg, Hunter o qualsiasi altra diavoleria la moda si sia inventata in questi anni (lo so, non è colpa della moda, è colpa mia che ci casco, sempre). Tanti i modelli che ho comprato, Mendel non elasticizzato, resta il preferito del mio harem. E' sempre perfetto per lo stile che ho sposato e cioè versatile, un po' “4ever teen”, un po' sexy all'occorrenza, nè troppo stretto nè troppo largo, sbiadito al punto giusto. Incredibile quanto un capo inanimato possa cambiare la mia giornata, sentire il profumo di pulito dei miei Mendel appena indossati è una di quelle cose che può mettermi di buon umore all'istante!

Eppure... in tempi di crisi dei beni di consumo, non sanno più cosa inventarsi e anche ai jeans si applicano sconti impensabili prima e subdoli, come ogni tentazione. Castaldini in questi giorni fa sconti che risvegliano in me l'istinto del “che affare” e... galeotta l'occasione, ho comprato un paio di Dek her, sconosciuti e affascinanti, dal taglio semplicemente geniale. Mi sento in colpa come la peggiore delle fedifraghe ma ho il ghigno soddisfatto di chi ha appena preso una cotta perchè... mi piacciono da pazzi!

Quello che mi chiedo ora è: sarà una scappatella di una notte o qualcosa di più serio??

More to follow...



sabato 22 agosto 2009

My NYC

In giornate come queste mi verrebbe voglia di salire in macchina, direzione Malpensa, prendere il primo volo, destinazione New York, uscire dal Kennedy, salire sul primo taxi giallo e chiedere al tassista che tempo ha fatto ultimamente. Non starei via per tanto, giusto per un paio di giorni, il tempo di respirare un po' di tremendo smog mescolato ad energia e speranza pura. Lo smog di New York non fa poi così male! E' lì che mi ritrovo, anche solo con il pensiero ogni volta che devo ricaricare le pile, lì che vado a cercare riparo, a nascondermi per rinascere migliore. E' il posto che mi ha salvato la vita qualche tempo fa, e prima ancora, quasi cent'anni fa, fu proprio New York a permettere alla mia famiglia di continuare ad esistere e a condurre una vita dignitosa.

Central Park pullula di sportivi in shorts che mi guardano male se accendo una sigaretta sulla panchina che ho scelto. Mi sento così bene lontano da tutto il resto del mio mondo, vicina solo al mondo al quale devo dimostrare poco, che non mi chiede nulla se non sorrisi e un paio di chiacchiere di circostanza. Questo è un posto speciale. Lo so che lo dicono in tanti, da sempre, a partire da Liza Minnelli ad esempio, ma per me è diverso. Come credo lo sia per ognuno, per ogni singolo essere vivente privilegiato che ha la fortuna di mettere piede su quest’isola dalla forma strana, di nome Manhattan. Semplicemente, me ne sto seduta su una panchina verniciata di fresco e ringrazio il cielo di essere qui: mi sento al centro del mondo. Non è desiderio di onnipotenza o bisogno assoluto di sentirsi "cool", grande, avanti a tutti, desiderio di essere protagonista a ogni costo, no. La mia è curiosità, ricerca di energia, apertura nuova al mondo, alla vita, a quello che il mondo può dare e darmi. Se lo so prendere. La città dove tutto vive non stop 24 ore al giorno, senza sosta, la città degli estremi, dell’eccesso, della follia, del bianco o nero, la città meno conformista al mondo in cui tutto è possibile e l’istante dopo tutto il suo contrario, la città che non conosce vie di mezzo, la città più come me al mondo.
Il sole splende, il cielo è terso, vedo spuntare il Plaza in fondo al parco e soprattutto il poster gigante che ricopre una delle sue pareti: rosa, le gambe di una bambina capricciosa che dice: “ I’m a city child, I live at the Plaza” . Non male penso. Il sogno americano che ha fatto fare follie a molti per decenni, non ha ancora smesso di funzionare. Non riesco nemmeno ad immaginare, l’assegno con il quale il pubblicitario, creatore, è stato pagato per realizzare il poster che ora ricopre il Plaza in questo momento. Inneggia alla vendita di suite e appartamenti che hanno ospitato in più di 50 anni le persone più importanti del mondo. Eppure penso, nonostante l’operazione di edilizia commerciale grandiosa e paragonabile a poche, per prestigio e unicità, hanno utilizzato l’immagine che evoca semplicemente un libro o un film non ricordo che racconta di una bambina ricchissima che viveva in una stanza d’albergo.
Come se fosse bello per un bambino crescere in una non casa, con persone di passaggio perennemente intorno. Eppure deve essere stato il sogno di molti devo dedurre, ricchi di tutto tranne che di famiglie e vite normali. La follia ancora una volta che si fa largo e diventa abitudine e routine, addirittura casa.
Vivere al Plaza oggi diventa possibile, diventa una realtà anche se costosa, possedere una suite del Plaza. E non è certo la stessa cosa dire “vivo in Park Avenue” dove gli appartamenti costano già milioni di dollari e dove nessuno al di sotto di un reddito da capogiro può vivere, rispetto a “vivo al Plaza.” E’ moda, è esclusivo, inspiegabilmente e irragionevolmente costoso al di là di ogni logica immobiliare.

La follia e la superbia umana, la perdita di ogni controllo, di ogni realtà. Perché la follia stessa diventa normalità. L’immagine, i soldi…quanti…tanti. La New York che attira anche per questo dopotutto. La New York di facciata, ricca e perbene, la New York buona dove c’è da fare, dove gli affari nascono e crescono, dove un sogno diventa un’idea, e l’idea prestigio, e il prestigio… una suite di proprietà al Plaza.

La New York che fa girare il mondo.

Back soon, again.





domenica 9 agosto 2009

Perchè "My best"

Riflettevo sul perchè di questo blog.. sul perchè l'ho chiamato così.
"do your best" è la frase che in assoluto credo di essermi sentita ripetere più volte nel corso della vita. "Fai del tuo meglio" sempre. Che poi ti amiamo lo stesso se non prendi il massimo dei voti, se non arrivi prima alle gare della scuola sport barilla...però... tu fai del tuo meglio, e poi andrà bene.
Ansie da prestazione infantili, competizioni e confronti dall'età della coscienza in poi. Ma non è poi stato così tremendo perchè alla fine erano stati sinceri a dirmi che mi avrebbero amata lo stesso perchè è andata davvero così. Ho avuto genitori indubbiamente onesti, il che mi rendo conto non è che l'ennesima delle tante fortune che ho avuto. Il dubbio è: avrò davvero fatto del mio meglio?
Autorisposte affermative a giorni alterni, crisi d'identità a cadenza trimestrale, un buon lavoro, stress a volte eccessivo. Lavori in corso in casa, una vita a due in costruzione, sguardo rivolto al futuro, un pensiero a tutto quello che mi ha portata qui, tanta voglia di vedere dove porta questa strada.
Quante come me... apparenti vite normali fatte di scelte condivise e accettate dalla pubblica opinione. Scelte di vita che non fanno notizia, anzi farebbe specie se non ci fossero. Eppure, assicuro, ci vuole un gran coraggio. Farò del mio meglio!

venerdì 6 febbraio 2009

L'attrice

Sono sicura che c'è qualcun'altro come me là fuori.
Qualcuno che come me, ha studiato fino ai normali 25 anni, portandosi a casa una laurea piuttosto banale, senza faticare troppo.
Da bambina, davanti alla domanda "cosa vuoi fare da grande?" rispondevo "L'attrice", quando in realtà volevo dire "La ballerina". Studiando danza già da anni e amandola con disciplina e passione, perchè solo nella danza rigore e follia si possono sposare, era troppo responsabilizzante ammettere il mio desiderio. Voleva dire mettercela tutta per diventare davvero una ballerina, con scarsissime possibilità di successo e deludere così me stessa e le aspettative di tutti che mi vedevano brava a scuola, intelligente e studiosa. Quindi mentivo, e un po' attrice lo ero davvero.
Così... abbandonata in silenzio l'idea della ballerina, sono cresciuta, ho studiato, mi sono laureata e nel frattempo divertita nei miei ventanni, senza troppi sacrifici. Naturalmente ho continuato a studiare danza per passione e la cosa mi ha sempre dato enorme soddisfazione personale!
E ora il lavoro. Mi fa venire i brividi l'idea di lamentarmi perchè non dovrei, considerato i tempi che corrono e considerato che non va poi così male. Nonostante questo, mi chiedo: non era meglio se almeno avessi provato a fare la ballerina?
Ho finito per diventare davvero quello che dicevo di voler diventare e cioè un'attrice perchè fingo in continuazione di fare un lavoro che mi piace quando non è così!
Spero che le bambine di oggi siano più furbe e coraggiose di me!
Per quanto mi riguarda, penso sia arrivata l'ora di smettere di fare l'attrice!