giovedì 29 ottobre 2009
Cerchietto per capelli
domenica 25 ottobre 2009
Il blu e il nero
sabato 17 ottobre 2009
Donne UGG sotto zero
venerdì 2 ottobre 2009
Agli uomini non piacciono le borse
mercoledì 9 settembre 2009
Il Fact Totum aziendale
Ma soprattutto perchè non ho mai preso in consideraizone una carriera come fact totum? Devo pensarci.
Morale, dopo queste piccole riflessioni, mi sono messa alla guida di una super auto con cambio automatico - la cosa mi rende molto fiera considerata la mia scarsa affinità con le ruote- ho percorso 500 metri fino all'autolavaggio e tornando verso l'ufficio mi sono regalata una bella passeggiata in piena mattina, al sole caldo di Settembre, amabilmente accompagnato da un'arietta frizzantina che il solo sentirla correre sulla faccia ha avuto l'effetto di una maschera decongestionante.
Questione di punti di vista, avere una buona scorta di autoironia non risolve ma... Aiuta!
martedì 8 settembre 2009
Il Capitalism di Moore
Continuo a sostenere che la curiosità sia l'unico antirughe che funziona veramente e quindi... Sì, sono curiosa di vederlo questo "Capitalism: A love story", ce l'hanno fatta con me. E con tantissimi altri, sono sicura. Ne stanno scrivendo tanto, chi in bene, chi in male e come al solito va tutto bene, purchè se ne parli.
Michael Moore: ho visto uno solo dei suoi film e letto un po' sul suo conto in questi anni. Lo trovo un personaggio davvero singolare e un po' inquietante. Sicuramente astuto, bravo nei suoi documentari perchè sferza pugni allo stomaco ben assestati, perchè sconvolge, fa parlare e anche riflettere ma l'ho sempre ritenuto profondamente folle e un po' superbo. Trovo che la sua stessa figura sia una contraddizione molto forte perchè mi sembra che lui e tutto quello che si è abilmente costruito intorno, sia pericoloso tanto quanto ciò che denuncia con tanto fervore; di conseguenza, con amaro distacco, mi è sempre risultato credibile quanto la potevo essere io, alla Fattoria di Vigheffio con una Prada al braccio. Però intanto so già che quando vedrò questo film, insinuerà in me un dubbio, profondo e tremendo. Con scetticismo e razionalità vorrò a tutti i costi trovare anche in lui e in quello che fa, la falla e l'inganno, perchè in fondo in fondo ho il terrore lui abbia ragione, ho una feroce paura che quello che dice sia più vero di quanto io voglia credere, più reale di quanto io sia pronta ad accettare... E Michael avrà raggiunto il suo scopo. Mi sa che tra i Moore che conosco continuerò a preferire di gran lunga Demi.
venerdì 4 settembre 2009
Mr Abercrombie
Ebbene non sono un'esperta del settore, vivo a Parma e magari nella follia della città più trendy d'Italia sarà normale così, ma ho come l'impressione che nell'apertura di questo nuovo monomarca a Milano, italiana regina, dominatrice assoluta e un po' crudele della moda, ci sia qualcosa di umanamente interessante.
Come tanti, sono anche io attirata dal successo, incuriosita da chi ha il genio di avere l'idea giusta, la fortuna e l'occasione di realizzarla, l'intelligenza di gestirla e accrescerne la portata. Se poi ci aggiungiamo che questo brand è in arrivo direttamente dalla "mia" New York, mi sento anche un pizzico orgogliosa e fiera ed è come una piccola rivincita verso tutti gli italiani che con aria un po' snob, dicono male delle "americanate".
Non ricordo nemmeno la mia prima volta da A&F sulla Fifth, perchè è passato davvero tanto tempo, ma ogni volta è tappa fissa al pari di Central Park. Sono già di mio abbastanza incline allo shopping ma nessun altro negozio in cui entro mi trasmette così tante piacevoli e intense emozioni: dopo pochi minuti, la frenesia, la musica, altissima ma di ottima scelta, il profumo forte, pregnante e gradevolissimo, mi ipnotizzano e come posseduta da una misteriosa forza, mi verrebbe da comprare tutto, dico sul serio, tutto!
Poi generalmente, dopo un po', dopo essermi commossa di fronte a tante belle cose, innamorata ogni cinque minuti di un commesso diverso, esco, non con tutto ma con tanto. Inizio a complimentarmi in silenzio con chi ha avuto l'idea di creare questo posto strepitoso e a chiedermi se per caso la colpa non sia tutta di qualche misterioso feromone che un illustre chimico, ingaggiato da Mr Abercrombie, ha scoperto e messo nella formula del profumo. Anzi, la mia tesi più accreditata è che la pozione misteriosa con cui vengono creati i profumi, metta in moto l'ufficio acquisti del cervello umano alla visione del bello, e casualmente, per fare il commesso/a da A&F devi avere un curriculum vitae da modello/a, o poco ci manca.
Non so di preciso cosa succede ma so che non succede solo a me perchè si è creato dalle mie parti, una sorta di fanatismo nei confronti di tutto ciò che porta queste magiche letterine.
Analizzando i fatti: ragazzi tra i 20 e 30 anni, belli più della media, ballano, ridono, spruzzano e hanno l'aria di chi si diverte un sacco; musica a palla; design curato. Insomma, non si sono inventati niente, che il bello vende non è una novità, che la musica alta in un luogo piacevole carica i giovani a mille, nemmeno. Epppure... i dettagli, il normale che diventa "cool", il buonsenso che diventa tendenza: lì sta il vero genio secondo me. Finalmente ritroviamo il bello abbinato al buono, il trendy unito al semplice, l'elegante legato all'immagine della persona e non al vestito che indossa, il messaggio "be comfy and take care". In breve, il ritorno del buon gusto e della misura che abbandona l'aria austera e noiosa per strizzare l'occhio alla seduzione di tanto in tanto, senza volgarità. Questo perchè siamo giovani e umani, grazie al Cielo, abbiamo occhi per guardare il mondo e cuore per provare belle emozioni, vogliamo vivere, amare, sentirci bene e che bello che è così! Il legno scuro, pavimenti e scale un po' rovinati, appositamente vintage, dall'adorabile scricchiolìo, ci dicono che non tutto il vecchio è da gettare, anzi ricordiamoci da dove veniamo, ringraziamo e guardiamo avanti!
Non resta che sperare che anche a Milano arrivi la newyorkese speranza che questo brand trasmette, il messaggio pulito e ottimista, libero da inutili eccessi e speriamo anche che non siano un paio di bei ragazzi a torso nudo a scandalizzarci e a distoglierci da ciò che qui di buono c'è... Nel frattempo, Chapeau Mr Abercrombie!
sabato 29 agosto 2009
Jeans
Forte, resistente per fisica natura, temerario per consistenza, morbido e rassicurante all'occorrenza, immortale d'animo. Non è la descrizione dell'uomo perfetto, è ciò che penso del mio capo preferito.
Difficilmente una donna partirebbe senza il jeans preferito in valigia, e non sono solo le star o presunte tali, intervistate da Vanity Fair a dirlo, lo pensiamo tutte e ci crediamo fermamente.
Il punto è che quando lo indossiamo, ci sentiamo bene! Irresistibili e naturali, sexy e sportive, siamo contemporaneamente le mille donne che vorremmo essere e questo ci fa sentire meravigliosamente!
Ora, io non posso vantarmi di avere l'assoluta certezza di non dire un mucchio di stupidaggini e nemmeno la certezza che il mio pensiero sia totalmente immune e incondizionato da tv-giornali-moda al femminile...perchè ovviamente non è così, ma io li adoro. E' il capo di abbigliamento più intramontabile della storia, non riesco a liberarmene, traslochi, cambi di guardaroba, cambi di taglia, stretti, larghi, vita alta o bassa, non fa niente, li tengo tutti, disfarmene sarebbe come gettare il mio primo diario segreto!
Iniziai ad amarli da ragazzina, la mia prima vera denim-love story fu senza dubbio con Levi's, strettissimi, a vita bassa (o almeno questo quello che si credeva all'epoca) ma un po' più larghi in fondo, portati con i Dr. Martens erano fantastici! Il fidanzamento è durato molti anni, fino a quando non ho iniziato a dubitare del brand, a trovarlo superato e poco attuale e cioè fino a quando l'attività di marketing Levi's è stata letteralmente mangiata da altri più bravi in sostanza. Anni di sbandamento, di amore folle e non corrisposto per Diesel, di improbabili Take-Two, di Pinko per consolazione, insomma, storielle da poco.
Poi, proprio come nella vita, dopo un po' di uscite inutili con persone sbagliate, arriva quella giusta: incontrai Meltin' Pot e fu subito amore. Costosi il giusto, lavaggi classici, mai eccessivi nello stile, comodissimi, ampia scelta di tagli, tinte, modelli e tessuti. Essenziali e insostituibili, con scarpe da ginnastica, stivali, ballerine o tacco alto, Ugg, Hunter o qualsiasi altra diavoleria la moda si sia inventata in questi anni (lo so, non è colpa della moda, è colpa mia che ci casco, sempre). Tanti i modelli che ho comprato, Mendel non elasticizzato, resta il preferito del mio harem. E' sempre perfetto per lo stile che ho sposato e cioè versatile, un po' “4ever teen”, un po' sexy all'occorrenza, nè troppo stretto nè troppo largo, sbiadito al punto giusto. Incredibile quanto un capo inanimato possa cambiare la mia giornata, sentire il profumo di pulito dei miei Mendel appena indossati è una di quelle cose che può mettermi di buon umore all'istante!
Eppure... in tempi di crisi dei beni di consumo, non sanno più cosa inventarsi e anche ai jeans si applicano sconti impensabili prima e subdoli, come ogni tentazione. Castaldini in questi giorni fa sconti che risvegliano in me l'istinto del “che affare” e... galeotta l'occasione, ho comprato un paio di Dek her, sconosciuti e affascinanti, dal taglio semplicemente geniale. Mi sento in colpa come la peggiore delle fedifraghe ma ho il ghigno soddisfatto di chi ha appena preso una cotta perchè... mi piacciono da pazzi!
Quello che mi chiedo ora è: sarà una scappatella di una notte o qualcosa di più serio??
More to follow...
sabato 22 agosto 2009
My NYC
Il sole splende, il cielo è terso, vedo spuntare il Plaza in fondo al parco e soprattutto il poster gigante che ricopre una delle sue pareti: rosa, le gambe di una bambina capricciosa che dice: “ I’m a city child, I live at the Plaza” . Non male penso. Il sogno americano che ha fatto fare follie a molti per decenni, non ha ancora smesso di funzionare. Non riesco nemmeno ad immaginare, l’assegno con il quale il pubblicitario, creatore, è stato pagato per realizzare il poster che ora ricopre il Plaza in questo momento. Inneggia alla vendita di suite e appartamenti che hanno ospitato in più di 50 anni le persone più importanti del mondo. Eppure penso, nonostante l’operazione di edilizia commerciale grandiosa e paragonabile a poche, per prestigio e unicità, hanno utilizzato l’immagine che evoca semplicemente un libro o un film non ricordo che racconta di una bambina ricchissima che viveva in una stanza d’albergo.
Come se fosse bello per un bambino crescere in una non casa, con persone di passaggio perennemente intorno. Eppure deve essere stato il sogno di molti devo dedurre, ricchi di tutto tranne che di famiglie e vite normali. La follia ancora una volta che si fa largo e diventa abitudine e routine, addirittura casa.
Vivere al Plaza oggi diventa possibile, diventa una realtà anche se costosa, possedere una suite del Plaza. E non è certo la stessa cosa dire “vivo in Park Avenue” dove gli appartamenti costano già milioni di dollari e dove nessuno al di sotto di un reddito da capogiro può vivere, rispetto a “vivo al Plaza.” E’ moda, è esclusivo, inspiegabilmente e irragionevolmente costoso al di là di ogni logica immobiliare.
La follia e la superbia umana, la perdita di ogni controllo, di ogni realtà. Perché la follia stessa diventa normalità. L’immagine, i soldi…quanti…tanti. La New York che attira anche per questo dopotutto. La New York di facciata, ricca e perbene, la New York buona dove c’è da fare, dove gli affari nascono e crescono, dove un sogno diventa un’idea, e l’idea prestigio, e il prestigio… una suite di proprietà al Plaza.
La New York che fa girare il mondo.
Back soon, again.
domenica 9 agosto 2009
Perchè "My best"
"do your best" è la frase che in assoluto credo di essermi sentita ripetere più volte nel corso della vita. "Fai del tuo meglio" sempre. Che poi ti amiamo lo stesso se non prendi il massimo dei voti, se non arrivi prima alle gare della scuola sport barilla...però... tu fai del tuo meglio, e poi andrà bene.
Ansie da prestazione infantili, competizioni e confronti dall'età della coscienza in poi. Ma non è poi stato così tremendo perchè alla fine erano stati sinceri a dirmi che mi avrebbero amata lo stesso perchè è andata davvero così. Ho avuto genitori indubbiamente onesti, il che mi rendo conto non è che l'ennesima delle tante fortune che ho avuto. Il dubbio è: avrò davvero fatto del mio meglio?
Autorisposte affermative a giorni alterni, crisi d'identità a cadenza trimestrale, un buon lavoro, stress a volte eccessivo. Lavori in corso in casa, una vita a due in costruzione, sguardo rivolto al futuro, un pensiero a tutto quello che mi ha portata qui, tanta voglia di vedere dove porta questa strada.
Quante come me... apparenti vite normali fatte di scelte condivise e accettate dalla pubblica opinione. Scelte di vita che non fanno notizia, anzi farebbe specie se non ci fossero. Eppure, assicuro, ci vuole un gran coraggio. Farò del mio meglio!
venerdì 6 febbraio 2009
L'attrice
Qualcuno che come me, ha studiato fino ai normali 25 anni, portandosi a casa una laurea piuttosto banale, senza faticare troppo.
Da bambina, davanti alla domanda "cosa vuoi fare da grande?" rispondevo "L'attrice", quando in realtà volevo dire "La ballerina". Studiando danza già da anni e amandola con disciplina e passione, perchè solo nella danza rigore e follia si possono sposare, era troppo responsabilizzante ammettere il mio desiderio. Voleva dire mettercela tutta per diventare davvero una ballerina, con scarsissime possibilità di successo e deludere così me stessa e le aspettative di tutti che mi vedevano brava a scuola, intelligente e studiosa. Quindi mentivo, e un po' attrice lo ero davvero.
Così... abbandonata in silenzio l'idea della ballerina, sono cresciuta, ho studiato, mi sono laureata e nel frattempo divertita nei miei ventanni, senza troppi sacrifici. Naturalmente ho continuato a studiare danza per passione e la cosa mi ha sempre dato enorme soddisfazione personale!
E ora il lavoro. Mi fa venire i brividi l'idea di lamentarmi perchè non dovrei, considerato i tempi che corrono e considerato che non va poi così male. Nonostante questo, mi chiedo: non era meglio se almeno avessi provato a fare la ballerina?
Ho finito per diventare davvero quello che dicevo di voler diventare e cioè un'attrice perchè fingo in continuazione di fare un lavoro che mi piace quando non è così!
Spero che le bambine di oggi siano più furbe e coraggiose di me!
Per quanto mi riguarda, penso sia arrivata l'ora di smettere di fare l'attrice!
